Da qualche giorno uno degli spazi del Museo dei Sognatori offre a tutti gli appassionati i lavori di Angelo Brescianini (Palazzolo sull’Oglio, 1948), artista irrequieto, istintivo, appassionato, quasi ossessionato dalla velocità.
Nel ’68 partecipa alla Biennale di Padova con un’opera di carattere informale, ma già negli anni ’70 abbandona tela e colori per dedicarsi alla scultura, mezzo che meglio rispecchia la sua espressività e il suo carattere. Le prime sono sculture astratte, dove il materiale preferito è il legno. Negli anni ’80 frequenta il maestro cinetico Horacio Garcia Rossi e da questa frequentazione e dalla ricerca di una nuova espressività, comincia a creare opere d’arte cinetica, il cui movimento viene azionato direttamente dall’osservatore. Negli anni ’90 avviene un’ulteriore evoluzione, il movimento delle opere si azionerà da solo, senza bisogno dell’intervento dello spettatore, quasi avessero vita propria.
Il 2001 è l’anno che lo porterà alla forma espressiva che ancora oggi caratterizza la sua opera e della quale offriamo degli esempi nei nostri spazi. La sperimentazione di nuove tecniche dà vita alle “Espensioni“, in questa nuova poetica si legano la fase concettuale, meditativa e la forte smaterializzazione delle forme, con l’obiettivo di avvicinare la velocità realizzativa dell’opera a quella dell’idea. L’originale tecnica è attuata con arnesi che l’artista definisce “i suoi pennelli”, armi da fuoco: 44 magnum, colt, fucili, con cariche e distanze dosate, che dopo una serie calibrata di colpi, crea protuberanze in negativo o positivo, ma senza fori o lacerazioni delle superfici. L’immediatezza del segno lasciato dal proiettile è ciò che più si avvicina alla sua idea. Come per il gesto di Fontana, nell’azione di Brescianini riemerge l’istintività, vuole realizzare opere di getto, quasi immediate e questa tecnica glielo consente