Fino al 18 Gennaio, le Scuderie del Quirinale aprono all’altra grande tradizione pittorica europea, quella fiamminga, che nel ‘400 lasciò traccia anche nell’arte italiana. L’esposizione monografica è dedicata a uno dei maestri di questa scuola, Hans Memling, che con la sua arte rappresentò il punto apicale e di sintesi fra le precedenti esperienze di Van Eyck e Van der Weyden, del quale Memling fu allievo. La mostra sottolinea l’importanza che ebbero per la carriera del pittore d’origine tedesca le committenze italiane. Bruges in quell’epoca era un importantissimo centro finanziario e qui avevano sede le succursali di molti banche toscane e fu proprio questa comunità italiana, educata all’arte a far decollare la carriera dell’artista. La retrospettiva affronta tutta la produzione di Memling, proveniente da prestigiosi musei internazionali, dai ritratti, con il loro fondale paesaggistico che trovò terreno fertile nell’arte italiana, ai capolavori dell’arte religiosa, tavole votive, dittici e trittici, alcuni ricomposti per la prima volta, come il trittico Paganotti, il trittico di Jan Crobbe o quello della famiglia Moreel. Una mostra che ricostruisce il percorso artistico del maggior artista fiammingo del tempo e rintraccia attraverso di esso, i fitti rapporti economici e non solo, tra Italia e Fiandre. Fu anche attraverso questi rapporti economici che le due scuole pittoriche entrarono in contatto e poterono vicendevolmente influenzarsi. Un cammino all’interno del Rinascimento fiammingo, ai quali i funzionari italiani contribuirono.
Roma, Scuderie del Quirinale
11 Ottobre – 18 Gennaio 2015