La bellissima mostra, visitabile fino al 4 Settembre presso il Chiostro del Bramante, ripercorre l’evoluzione del movimento Macchiaiolo, grazie al recupero delle collezioni che per prime ne ospitarono le opere. Spesso amici, pittori essi stessi, furono i primi acquirenti e collezionisti delle tele macchiaiole; le 9 collezioni esposte, che prendono il nome dei loro originali proprietari, Banti, Martelli, Carnielo, Bruno, Sforni, Galli, Checcucci, Giussani e Borgiotti, scandiscono il ritmo della mostra e raccolgono veri capolavori dell’Ottocento, con artisti quali Fattori, Borrani, Signorini, Cabianca, Ghiglia, Banti stesso, Zandomeneghi, De Nittis, Boldini, solo per citarne alcuni. Le collezioni, mescolatesi attraverso acquisizioni successive e ora confluite in varie collezioni private, ricostruiscono le origini del movimento e quelle del suo collezionismo, testimoniando il crescente apprezzamento che il movimento conquistò, partendo dai primi estimatori, fino all’ultimo divulgatore della pittura macchiaiola, Borgiotti, che a sessant’anni vinse la paura dell’aereo, pur di avere la tela di Signorini “Ponte Vecchio”.
Opere tra loro anche molto diverse (e forse questa è una delle forze della mostra e del movimento), sia per tecnica che per soggetti, ma tutte ascrivibili al movimento Macchiaiolo, per troppo tempo rimasto all’ombra dell’Impressionismo d’oltralpe, trattato erroneamente come fenomeno locale e minoritario, ma che negli ultimi anni, sta riacquistando la dignità che merita, grazie all’analisi delle profonde differenze, d’approccio e di tematiche, tra i due movimenti.
Una mostra che merita una visita, per la ricchezza e la grande qualità delle opere selezionate, alcune mai esposte, come la suddetta tela di Telemaco Signorini, per l’attenzione nell’allestimento delle sale, che riproducono, il più fedelmente possibile, gli ambienti in cui erano state esposte dai loro collezionisti, e perché contribuisce a quell’opera di rivalutazione di questo importante movimento italiano di fine 800.