Marco Rettani – La Figlia di Dio
Calate in un’atmosfera sospesa, sullo sfondo di una Roma bellissima e struggente, le protagoniste indiscusse del romanzo sono due storie d’amore destinate a intrecciarsi, vissute a distanza di cinque secoli e così pericolosamente simili da rischiare di sovrapporsi in una perfetta e mortale simmetria. Intessute strettamente su legami che soltanto alla fine si sveleranno al lettore, le due storie si imperniano sugli stessi cardini intorno ai quali da sempre ruotano le umane sorti: il potere, l’avidità, l’inganno, l’amore, il legame di sangue e la morte. Nella Roma dei giorni nostri, Luca e Francesca si ritrovano protagonisti involontari di vicende che li trascendono e delle quali solo in minima parte sono attori consapevoli, trascinati da forze superiori che li guidano lungo indimenticabili itinerari nelle strade della capitale, dove si muovono tra l’incanto di marmo e travertino delle chiese e dei palazzi e lo splendore dei dipinti di Raffaello e delle sculture di Bernini. Al di là degli intrecci e dei veleni, questa storia è, prima di ogni altra cosa, un inno all’amore: all’amore che scioglie i vincoli, che medica le ferite e che dissemina quella dose sufficiente di dolcezza che consente alla vita di essere vissuta. Ma questo romanzo è anche molto altro: una riflessione sull’identità, sulla potenza della fede, sul ruolo della Chiesa, sul tema del segreto e sulla ciclicità del tempo che ripropone beffardamente storie già accadute, divertendosi a rimescolare le carte, in un crescendo avvincente e inaspettato che tiene inchiodato il lettore fino all’ultima riga.