Paolo Scozzafava (Cosenza, 1972), quarto di cinque figli, da qui il nome De Cuarto, dopo la formazione milanese e una parentesi in Spagna, lavora come allievo dell’illustre zio, Mimmo Rotella, dal quale nel 2002 si allontana per intraprendere un proprio percorso artistico.
La sua ricerca lo spinge verso la pop art, ma con un’interpretazione che quasi si contrappone ad essa. Infatti, pur ritrovando in De Cuarto il linguaggio della pubblicità, essa è trattata, sia nella forma che nella sostanza, in modo diverso. Se la pop art tende ad isolare l’oggetto, per trasformarlo in opera d’arte, in De Cuarto l’oggetto è strettamente legato al contesto originario, temporale, portando con se una serie di rimandi che sono il nucleo della sua arte. Nelle sue tele, frammenti di pubblicità, ritagliate e ingrandite, il senso di modernità, che la pop art americana esprime attraverso l’uso di colori sgargianti e della riproduzione in serie, qui è lontano anni luce. Le immagini riprodotte su un intonaco steso sulla tela, rimanda all’epoca in cui le pubblicità venivano dipinte direttamente sugli intonaci degli edifici, prima che la tecnologia consentisse di stampare su grandi formati. La stessa scelta del preparato per intonaco è all’opposto della logica della riproduzione seriale, più vicina all’artigianato che al prodotto industriale. Anche i colori usati non sono aggressivi, ma tenui, come in un ricordo, la stessa superficie suggerisce il passare del tempo; la logica del consumismo qui, è appena sfiorata. Centrale ed immediato è invece il rimando emotivo. Le pubblicità, molte strettamente legate alla storia recente del nostro paese, “tracciano” un percorso nella memoria, creano un contatto emozionale tra oggetto ed osservatore, un richiamo immediato ad un ricordo, a qualcosa di familiare, ad un passato felice, istintivamente a prima vista strappano un sorriso, come quando si riconosce una persona che non si vede da tempo. Di conseguenza, il rapporto con la modernità è quasi critico, quel filo di nostalgia che le immagini suscitano, mettono in discussione l’intrinseca positività che il progresso dovrebbe avere, a favore di una rimeditazione generale della modernità raggiunta, attraverso il particolare, ma caratterizzante fenomeno della pubblicità.
De Cuarto ha già all’attivo oltre ad esposizioni nazionali, anche esibizioni oltre i confini europei, come in Brasile e Cina. Quest’ultima tappa rientra nella mostra itinerante dal titolo Tracce, che ha avuto modo nel suo percorso di incrociarsi con il padre della pop art, Andy Warhol. Nel 2014 infatti negli spazi del Palazzo delle Arti di Napoli (PAN), erano esposte in contemporanea la mostra Vetrine su l’opera di Warhol, in rapporto con la città partenopea, curata da Bonito Oliva e al piano inferiore De Cuarto con le sue Tracce, curata da EAC, con 15 opere dal 2000 al 2014, che scavano nella memoria collettiva italiana, con frammenti di vecchie reclame. Un tuffo nel costume e nella società italiana dagli anni del boom in poi. E’ qui che forse la diversità dei due approcci si è resa più evidente, una stessa strada percorsa in maniera differente.